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USA e Israele valutano il reinsediamento dei palestinesi di Gaza in Sudan, Somalia e Siria: un piano controverso

piscitellidaniel

Negli ultimi giorni, sono emerse notizie riguardanti un piano congiunto tra Stati Uniti e Israele per il reinsediamento permanente degli oltre 2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza in paesi terzi, tra cui Sudan, Somalia e Siria. Questa iniziativa, parte di una strategia più ampia per porre fine al conflitto tra Israele e Hamas e avviare la ricostruzione dell'enclave palestinese, ha suscitato reazioni contrastanti a livello internazionale.​


Dettagli del piano proposto

Secondo fonti riportate dalla CBS, l'amministrazione del presidente Donald Trump e il governo israeliano hanno avviato contatti con i governi di Sudan e Somalia, manifestando interesse anche per la Siria, al fine di valutare la possibilità di trasferire i residenti di Gaza in modo permanente in questi paesi. Il piano prevede che gli Stati Uniti assumano il controllo del territorio di Gaza, supervisionino un processo di bonifica e sviluppino un progetto urbanistico per trasformare l'area in una sorta di "Riviera del Mediterraneo". 


Reazioni dei paesi coinvolti

La proposta ha incontrato resistenze significative da parte dei paesi individuati per il reinsediamento. Il governo sudanese ha respinto immediatamente la proposta, rifiutando di partecipare a discussioni in merito. Il portavoce del Ministero degli Esteri sudanese, Haider Badawi, ha dichiarato che il Sudan non è disposto a considerare l'accoglienza di palestinesi sfollati da Gaza. ​


In Somalia, l'ambasciatore negli Stati Uniti, Dahir Hassan, ha affermato che né l'amministrazione statunitense né le autorità israeliane hanno contattato il governo somalo riguardo alla ricollocazione dei palestinesi in Somalia. Hassan ha espresso preoccupazione che la diffusione di tali informazioni non verificate possa alimentare la propaganda di gruppi estremisti come l'ISIS e al-Shabaab, aggravando le sfide alla sicurezza nella regione. ​


Critiche e preoccupazioni internazionali

Il piano ha suscitato critiche diffuse a livello internazionale. Molti leader arabi, tra cui quelli di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, hanno espresso la loro opposizione al progetto, considerandolo una violazione del diritto internazionale e un tentativo di alterare la demografia della regione. Questi paesi hanno sottolineato la necessità di trovare soluzioni che rispettino i diritti dei palestinesi e garantiscano la loro permanenza nelle terre d'origine. ​


Organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato il piano come una forma di trasferimento forzato, potenzialmente configurabile come crimine di guerra secondo il diritto internazionale. Esperti legali hanno sottolineato che qualsiasi tentativo di deportare popolazioni senza il loro consenso violerebbe le convenzioni internazionali sui diritti umani. ​


Situazione umanitaria a Gaza

Nel frattempo, la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza continua a deteriorarsi. Secondo l'UNICEF, circa un milione di bambini a Gaza sono privi dei beni di prima necessità per sopravvivere, a causa dei continui bombardamenti e del blocco che limita l'accesso agli aiuti umanitari. Le infrastrutture essenziali, tra cui ospedali e scuole, sono state gravemente danneggiate, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria nella regi

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