Il Consiglio dei Ministri italiano ha recentemente approvato una serie di interventi fiscali significativi, tra cui la riforma delle accise sui carburanti e l'esclusione dei contribuenti in regime forfettario dal concordato preventivo biennale. Queste misure mirano a promuovere una maggiore equità fiscale e a incentivare comportamenti più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Riforma delle accise sui carburanti
La riforma prevede un riallineamento graduale delle accise applicate a benzina e gasolio nel corso di un quinquennio a partire dal 2025. Attualmente, l'accisa sulla benzina è superiore a quella sul gasolio, una differenza storicamente giustificata dalla percezione del diesel come carburante per veicoli commerciali e quindi meritevole di una tassazione inferiore. Tuttavia, con l'evoluzione delle tecnologie e delle politiche ambientali, si è reso necessario rivedere questa disparità.
Secondo la bozza del decreto, ogni anno verrà applicata una riduzione dell'accisa sulla benzina e un corrispondente aumento su quella del gasolio, in un intervallo compreso tra 1 e 1,5 centesimi di euro per litro. L'obiettivo è raggiungere, entro il 2030, una parità di tassazione tra i due carburanti, eliminando i sussidi ambientalmente dannosi associati al gasolio. I maggiori introiti derivanti da questo riallineamento saranno destinati al finanziamento del trasporto pubblico locale, contribuendo al rinnovo del contratto collettivo nazionale dei lavoratori del settore, scaduto dal 2023.
Esclusione dei forfettari dal concordato preventivo biennale
Parallelamente alla riforma delle accise, il governo ha deciso di escludere i contribuenti che adottano il regime forfettario dal concordato preventivo biennale. Introdotto come misura sperimentale per l'anno d'imposta 2024, il concordato preventivo permetteva ai contribuenti di concordare anticipatamente con l'amministrazione finanziaria l'ammontare delle imposte dovute per un biennio, garantendo certezza fiscale e semplificazione degli adempimenti.
Tuttavia, l'applicazione di questo istituto ai contribuenti forfettari ha sollevato diverse criticità. Il regime forfettario, caratterizzato da una tassazione agevolata con aliquota al 15% e da semplificazioni contabili, è destinato alle piccole partite IVA con ricavi o compensi non superiori a 85.000 euro annui. L'inclusione di questi contribuenti nel concordato preventivo ha generato dubbi sull'effettiva necessità e utilità dello strumento in questo contesto. Di conseguenza, il governo ha deciso di escludere i forfettari dal concordato preventivo per gli anni d'imposta in corso e futuri, mantenendo per loro le semplificazioni e le agevolazioni già previste dal regime forfettario stesso.
Altre modifiche fiscali e adempimenti tributari
Il correttivo alla delega fiscale introduce ulteriori modifiche riguardanti gli adempimenti tributari e le sanzioni. Tra queste, si segnala la proroga al 30 settembre 2025 del termine per aderire al patto biennale con il fisco, offrendo ai contribuenti un periodo più ampio per valutare l'opportunità di avvalersi di questo istituto. Inoltre, sono state previste norme anti-abuso per disciplinare la partecipazione al concordato dei soci, al fine di evitare comportamenti elusivi e garantire una maggiore equità nel sistema fiscale.
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