La produzione industriale italiana ha mostrato segnali contrastanti nel mese di gennaio 2025, secondo i dati diffusi dall’Istat. Rispetto a dicembre 2024, l’indice destagionalizzato ha registrato un incremento del 3,2%, in controtendenza rispetto ai mesi precedenti. Tuttavia, su base annua, il dato corretto per gli effetti di calendario evidenzia una flessione del 3,6%, segnando il ventiquattresimo mese consecutivo di contrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Analisi settoriale: crescita nel farmaceutico e calo nell’automotive
Il comparto farmaceutico ha trainato la produzione industriale con un incremento del 21% su base annua, consolidando un trend di crescita iniziato nel secondo semestre del 2024. Anche il settore della meccanica ha mostrato segnali positivi, con un aumento della produzione del 2,6%, grazie alla ripresa degli investimenti in macchinari e attrezzature industriali.
Al contrario, il settore tessile, dell’abbigliamento e delle pelli ha subito una contrazione del 12,3%, penalizzato dalla debolezza della domanda internazionale e dalla concorrenza dei produttori asiatici. Il comparto dei mezzi di trasporto è stato tra i più colpiti, con una riduzione del 13,1% della produzione industriale rispetto a gennaio 2024. In particolare, la produzione di autovetture ha registrato un calo del 37%, un dato che conferma le difficoltà strutturali del settore automobilistico italiano, già provato dal calo delle immatricolazioni e dalla transizione verso i veicoli elettrici.
Il trend a lungo termine: ventiquattresimo mese consecutivo di calo
Il calo tendenziale della produzione industriale registrato a gennaio 2025 si inserisce in un contesto di contrazione che dura da due anni. Nel 2024, la produzione industriale ha chiuso con una riduzione media del 3,5%, con picchi negativi nei comparti dell’energia (-6,7%) e dei beni intermedi (-5,2%).
I fattori alla base di questa prolungata contrazione sono molteplici. Da un lato, il rallentamento dell’economia globale e la debolezza della domanda interna hanno penalizzato le imprese manifatturiere. Dall’altro, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e componenti hanno inciso sulla capacità produttiva di diversi settori, in particolare quello automobilistico e dell’elettronica.
Il ruolo delle politiche industriali e della Transizione 5.0
Uno degli elementi chiave per la ripresa dell’industria italiana è rappresentato dall’attuazione delle misure del programma Transizione 5.0, che prevede incentivi per gli investimenti in digitalizzazione e sostenibilità ambientale. L’incertezza sull’entrata in vigore di queste misure ha rallentato gli investimenti nei primi mesi del 2025, ma si prevede che il loro pieno dispiegamento possa contribuire a un miglioramento della produzione industriale nei prossimi trimestri.
Secondo le stime di Federmacchine, il settore dei macchinari industriali potrebbe beneficiare di una crescita del 4% nel 2025 grazie agli incentivi del piano Transizione 5.0, che punta a favorire l’adozione di tecnologie avanzate e l’automazione dei processi produttivi. Tuttavia, l’efficacia di queste misure dipenderà dalla rapidità con cui verranno implementate e dalla capacità delle imprese di cogliere le opportunità offerte dagli incentivi fiscali.
Prospettive per il 2025 e fattori di rischio
Le prospettive per l’industria italiana nel 2025 rimangono incerte. Da un lato, il miglioramento del contesto energetico – con una riduzione del costo del gas e dell’elettricità rispetto ai picchi del 2022-2023 – potrebbe sostenere la competitività delle imprese manifatturiere. Dall’altro, le tensioni geopolitiche e il possibile inasprimento delle politiche monetarie da parte della Banca Centrale Europea rappresentano fattori di rischio che potrebbero limitare la ripresa della produzione industriale.
Un altro elemento da monitorare è l’andamento del commercio internazionale. Le esportazioni rappresentano una componente fondamentale per il settore manifatturiero italiano, e un rallentamento della domanda da parte di mercati chiave come la Germania e la Cina potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita della produzione industriale.
Nonostante l’aumento del 3,2% registrato a gennaio su base mensile, il calo annuo del 3,6% conferma che il settore industriale italiano sta ancora attraversando una fase di debolezza. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se le misure di stimolo e il miglioramento del contesto macroeconomico saranno sufficienti a invertire il trend negativo degli ultimi due anni.
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