Un’officina moderna dove chiunque abbia in testa un prodotto da realizzare può fabbricare il proprio prototipo, a costi contenuti; un luogo di scambio di saperi; un posto dove makers, artigiani digitali, o semplici curiosi ed appassionati, possono passare dall’idea all’oggetto secondo i principi dell’open peer to peer design o dell’open source, il tutto animato da creatività e innovazione. Sono i Fab Lab, laboratori di fabbricazione digitale, spazi aperti di creazione e condivisione di idee e progetti concreti. Attivi sul territorio nazionale ve ne sono diversi, in particolare ne esiste uno di grande valenza sul fronte delle ricadute occupazionali: il FabLab di Palermo. Laboratorio digitale scolastico del Sud Italia, nato per contrastare la dispersione scolastica, offre oggi laboratori di educazione ambientale e cittadinanza attiva, coinvolgendo Istituzioni, scuole e università. Ma all’inizio era solo un’idea. Il FabLab Palermo nasce nel 2013 – spiega Michele Ivan Pizzuto, architetto e cofondatore del FabLab -. Per nascita intendiamo la registrazione dello statuto e l’inizio di un processo di autocostruzione lento e faticosissimo. Nel locale di circa 100 mq che ospitava lo studio di Architettura che condividevo con mia sorella (Marcella Pizzuto, ora Presidente del FabLab), si era innestata un’associazione, sempre da noi fondata, che voleva coniugare la sinergia del lavoro di artigiani tradizionali con eventi divulgativi ed esposizioni. Ancora non conoscevamo bene il mondo dei FabLab, anche perché il movimento era agli albori in Italia, però con la nostra associazione ne avevamo intuito le dinamiche umane e sociali. Per questo motivo, un nostro amico e collega universitario, cominciò a parlarci di MIT, stampa 3D, Peer to Peer Design, Open Source. Da quel momento, preparammo dei talk a tema con Palermo Makers, embrione del FabLab Palermo, i primi workshop e venne ordinata la prima stampante 3D. Sostenuto anche dai finanziamenti della Fondazione con il Sud, il FabLab si appoggia sui suoi fondatori. Il laboratorio è sempre stato autofinanziato. Eccezioni: la prima stampante 3D ci è stata donata da un carissimo amico, la prima lasercutter è stata donata dall’ Ambasciata Americana In Italia; mentre l’attuale sede è situata in un bene confiscato alla criminalità, assegnato dal Comune di Palermo, previo bando. Oggi a gestire il FabLab sono in quattro: due architetti, un ingegnere meccanico ed un perito elettrotecnico. Tra i più attivi laboratori digitali scolastici del Sud Italia, propongono numerosi progetti nelle scuole e nelle università. “Frequente è l’organizzazione di corsi (stampa 3D, Arduino, Modellazione 3D, fresatura CNC, taglio laser, fotogrammetria e scansione 3D) che, vista la situazione attuale, per il momento vengono svolti online”, spiega Pizzuto. “Importante è anche il lavoro di formazione di professionisti e docenti”. I progetti vengono svolti a più livelli, dalla corsistica in laboratorio (ora sul web) alle collaborazioni in progetti PON o legati ad altri soggetti proponenti e progetti di alternanza Scuola-Lavoro. Alcuni hanno respiro internazionale. Il FabLab cerca di avere anche la funzione di “Incubatore”, “anche se non siamo stati mai un incubatore in senso stretto”, racconta Pizzuto. “Abbiamo sempre cercato però di sostenere progetti di giovani, studenti, aziende e semplici appassionati al fine di favorire maggiori progressi dati dalle relazioni di varie figure frequentanti il laboratorio”. A questo proposito, il FabLab si integra bene con il territorio, sia con gli istituti che con le imprese per favorire il successivo inserimento nel mercato del lavoro. Alcuni protocolli di intesa con vari istituti scolastici hanno portato allo svolgimento di progetti PON, alternanza scuola-lavoro e di formazione digitale, su più livelli, sia per docenti che per studenti. Quando si parla di impresa bisogna sempre ricordare che il tessuto meridionale è profondamente diverso da quello del resto d’ Italia. Di conseguenza, quando contattati, ci occupiamo soprattutto di prototipazione rapida e di eventuale produzione in piccola scala. Sempre più frequente è invece la collaborazione con artisti, sia attraverso la scansione 3D che la stampa 3D, la fresatura ed il taglio laser. Sono state prodotte varie componenti di installazioni artistiche e tecnologiche. Per quello che riguarda i giovani - conclude il cofondatore - attraverso incontri in sede o durante manifestazioni, cerchiamo di attrarli e coinvolgerli, mostrando il lato produttivo della tecnologia, in contrasto con il dilagante uso passivo e diseducativo paradossalmente offerto da una maggiore possibilità di fruizione.
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