La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza ha raggiunto livelli drammatici, con un milione di bambini privati dei beni essenziali per la sopravvivenza. L’UNICEF ha lanciato un nuovo allarme, sottolineando la necessità di un intervento immediato per garantire accesso a cibo, acqua potabile, cure mediche e servizi igienici di base.
Le condizioni sanitarie stanno precipitando, con ospedali sovraffollati e privi di attrezzature adeguate. Le forniture mediche scarseggiano, compromettendo la capacità dei medici di assistere i feriti e curare malattie facilmente prevenibili. Secondo l’UNICEF, almeno 4.000 neonati necessitano urgentemente di ventilatori per sopravvivere, ma le strutture ospedaliere sono al collasso. Sebbene siano stati consegnati 30 macchinari CPAP per la respirazione, la quantità disponibile è largamente insufficiente per rispondere ai bisogni reali.
La malnutrizione infantile ha raggiunto livelli allarmanti. Più di 335.000 bambini sotto i cinque anni sono a rischio di grave malnutrizione, con numerosi casi di decessi legati alla fame e alla disidratazione. L’accesso limitato al cibo ha aggravato la situazione, lasciando la maggior parte delle famiglie senza risorse adeguate per nutrire i propri figli. Gli esperti sanitari parlano di un’emergenza alimentare senza precedenti, con una rapida diffusione di malattie legate alla denutrizione.
Oltre alla mancanza di cibo, la carenza di acqua potabile sta mettendo in pericolo la salute di milioni di persone. La distruzione delle infrastrutture idriche ha reso impossibile per molte famiglie accedere a fonti sicure di approvvigionamento. Circa 2,3 milioni di persone, metà delle quali bambini, sono prive di acqua potabile. L’uso di acqua contaminata ha provocato un aumento vertiginoso dei casi di diarrea e infezioni intestinali, soprattutto tra i più piccoli. Le organizzazioni umanitarie segnalano un incremento del 50% delle patologie gastrointestinali nelle ultime settimane.
L’accesso agli aiuti umanitari è fortemente limitato. Nonostante l’ingresso di oltre 350 camion di rifornimenti nella prima settimana del cessate il fuoco, le necessità della popolazione superano di gran lunga le risorse disponibili. Le restrizioni nei valichi di confine e la lentezza nei processi di approvazione degli aiuti stanno ostacolando gli sforzi per alleviare la crisi. Le scorte di medicinali, latte in polvere e prodotti per l’infanzia sono ormai ridotte al minimo.
La distruzione delle abitazioni ha costretto migliaia di famiglie a rifugiarsi in edifici danneggiati o a vivere in campi profughi improvvisati. Le condizioni di sovraffollamento e la mancanza di servizi igienici adeguati favoriscono la diffusione di malattie. Secondo le stime delle Nazioni Unite, più del 70% della popolazione di Gaza ha perso la propria casa o ha subito danni significativi alle abitazioni.
Le organizzazioni internazionali stanno chiedendo con urgenza l’apertura di tutti i valichi di confine per facilitare l’ingresso degli aiuti. L’UNICEF e altre ONG insistono sulla necessità di accelerare le operazioni di distribuzione per evitare un ulteriore deterioramento della situazione. Tuttavia, la complessità della situazione politica e le continue tensioni nella regione stanno rallentando ogni tentativo di intervento efficace.
Le scuole e gli spazi educativi sono stati gravemente colpiti. Più di 300 edifici scolastici sono stati danneggiati o distrutti, impedendo a oltre 600.000 bambini di accedere all’istruzione. L’interruzione prolungata dell’attività scolastica rischia di avere conseguenze devastanti sul futuro delle giovani generazioni, privandole di un ambiente sicuro e di opportunità di apprendimento fondamentali per il loro sviluppo.
L’UNICEF ha sollecitato la comunità internazionale a facilitare l’ingresso di assistenza salvavita e a garantire che le necessità essenziali della popolazione siano soddisfatte in conformità con il diritto internazionale umanitario. Il rischio di una catastrofe umanitaria su larga scala è concreto, con conseguenze devastanti per milioni di bambini e famiglie intrappolate in un contesto di estrema precarietà.
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