
Nel pieno della trasformazione digitale, la cyber security si afferma come un elemento chiave non solo per la protezione dei dati, ma anche per la stabilità economica globale. Secondo un recente rapporto di Forbes, il costo annuale del cybercrime ha toccato i 10,5 trilioni di dollari, evidenziando la necessità di un’azione coordinata per arginare questa minaccia.
Negli Stati Uniti, i dati di Statista indicano una crescita esponenziale delle perdite economiche legate agli attacchi informatici, con gravi ripercussioni sulle aziende e sulle istituzioni.
In Italia, la Banca d’Italia ha lanciato un monito chiaro attraverso il documento “Cyber sicurezza: una continua sfida per l’economia e per la società”, presentato dalla vice direttrice generale Alessandra Perrazzelli il 10 febbraio 2023. Il rapporto mette in luce il doppio volto dell’interconnessione digitale: se da un lato migliora l’efficienza e l’accesso ai servizi, dall’altro espone il sistema economico a vulnerabilità sempre più sofisticate.
Gli attacchi informatici non sono più episodi isolati, ma strumenti di pressione economica, spionaggio industriale e destabilizzazione politica. Di conseguenza, le banche stanno rivedendo i criteri di concessione del credito: le imprese che non garantiscono adeguati standard di sicurezza informatica rischiano di vedersi negato l’accesso ai finanziamenti.
La Banca d’Italia sottolinea l’importanza della resilienza operativa digitale, considerata un requisito fondamentale per la stabilità finanziaria. Per le aziende, questo si traduce in un obbligo concreto: dotarsi di sistemi di cyber security solidi non è più una scelta, ma una condizione necessaria per ottenere prestiti e agevolazioni. Il mancato investimento in sicurezza potrebbe, infatti, portare a crisi sistemiche come quelle già viste in passato, quando attacchi informatici hanno paralizzato intere infrastrutture critiche, inclusi settori bancari e finanziari.
L’orientamento del mercato è chiaro: un’impresa con scarse difese cyber verrà considerata troppo rischiosa per l’erogazione del credito, specialmente nei settori digitalizzati o con elevata esposizione a dati sensibili. Le aziende devono quindi rivedere le proprie strategie, considerando la sicurezza informatica non più come un costo operativo, ma come un asset strategico per la sostenibilità economica.
Il messaggio della Banca d’Italia e delle istituzioni finanziarie è inequivocabile: la cyber security entra a pieno titolo tra i criteri di valutazione del rischio finanziario. Chi non si adegua potrebbe essere escluso dal mercato del credito, con conseguenze gravi per la propria crescita. Al contrario, chi investe nella protezione dei propri asset digitali potrà non solo rafforzare la propria posizione competitiva, ma anche accedere a condizioni di finanziamento più vantaggiose.
In un mondo sempre più interconnesso, la cyber sicurezza è la nuova solvibilità. Ignorare questo principio potrebbe costare caro alle imprese, che rischiano di trovarsi senza difese e senza risorse.
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