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Borse europee in calo il 10 marzo: Leonardo brilla a Piazza Affari

piscitellidaniel

Il 10 marzo 2025, le borse europee hanno aperto la settimana con un andamento contrastato, caratterizzato da vendite diffuse su diversi settori, in particolare bancario e manifatturiero, mentre alcuni comparti, come la difesa e l’aerospazio, hanno mostrato maggiore resilienza. Gli investitori rimangono preoccupati per le incertezze legate alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, il rischio di recessione globale e le prossime decisioni delle banche centrali in merito ai tassi di interesse.


L’indice paneuropeo STOXX 600 ha chiuso la giornata in calo dello 0,3%, segnando il livello più basso delle ultime tre settimane. Londra ha visto il FTSE 100 perdere lo 0,04%, chiudendo a 8.679,03 punti, mentre il CAC 40 di Parigi è sceso dello 0,94% a 8.120,8 punti. Francoforte ha registrato una delle peggiori performance della giornata, con il DAX 40 in ribasso dell’1,75% a 23.008,94 punti. La flessione degli indici è stata guidata dalla debolezza del settore bancario e dell’industria, colpiti dall’aumento dell’avversione al rischio e dalle incertezze economiche.


A Milano, il FTSE MIB ha registrato una flessione limitata, chiudendo a 4.686,96 punti, con un calo dello 0,06%. Tra i titoli più penalizzati spiccano quelli del comparto bancario, mentre Leonardo ha brillato grazie a un incremento significativo delle quotazioni. Il gruppo attivo nella difesa e nell’aerospazio ha beneficiato delle prospettive di crescita nel settore militare e di nuove commesse internazionali, mostrando una performance positiva in un contesto di mercato debole.


Le vendite sui titoli bancari sono state alimentate dalle aspettative di un rallentamento economico e dalla possibilità che l’aumento dei tassi d’interesse possa ridurre la domanda di credito. Le principali banche europee hanno chiuso in rosso, con cali significativi per Deutsche Bank e BNP Paribas. Anche le società legate al settore manifatturiero e delle costruzioni hanno registrato ribassi, con un calo dell’1,4% per il comparto europeo delle costruzioni e dei materiali.


Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea restano un elemento di preoccupazione per i mercati. Le recenti dichiarazioni dell’amministrazione statunitense sulla possibilità di introdurre nuovi dazi sulle importazioni europee hanno aumentato l’incertezza tra gli investitori. Il timore è che una nuova ondata di misure protezionistiche possa danneggiare la crescita economica e il commercio internazionale, incidendo negativamente sui titoli ciclici.


Le prospettive economiche globali rimangono fragili, con gli investitori che guardano con attenzione alle prossime decisioni delle banche centrali. La Federal Reserve, in particolare, ha segnalato la possibilità di mantenere i tassi di interesse elevati più a lungo del previsto, al fine di contrastare l’inflazione persistente. Questa politica potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita economica e sui mercati finanziari, influenzando la propensione al rischio degli investitori.


Nel frattempo, gli analisti continuano a monitorare l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona e negli Stati Uniti, così come i dati relativi al mercato del lavoro e alla produzione industriale. La prossima riunione della Banca Centrale Europea sarà cruciale per comprendere se l’istituto guidato da Christine Lagarde confermerà la linea attuale o adotterà nuove misure per sostenere la crescita economica.


I mercati obbligazionari hanno mostrato una maggiore stabilità, con il rendimento del Bund tedesco a dieci anni che si è mantenuto intorno al 2,35%, mentre i titoli di Stato italiani hanno registrato un leggero rialzo dei rendimenti, riflettendo le incertezze macroeconomiche. Il dollaro ha proseguito la sua fase di rafforzamento nei confronti dell’euro, con il cambio EUR/USD sceso sotto quota 1,08, segnalando un aumento della domanda di asset rifugio da parte degli investitori.


Il settore energetico ha avuto un andamento contrastato, con i prezzi del petrolio Brent che si sono mantenuti sopra i 82 dollari al barile, sostenuti dalle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e dai tagli alla produzione annunciati dall’OPEC+. Tuttavia, le azioni delle principali compagnie petrolifere hanno registrato performance divergenti, con guadagni per ENI e TotalEnergies e vendite su Shell e BP.


Le prossime settimane saranno decisive per il mercato azionario europeo, con gli investitori che attendono indicazioni più chiare sulle politiche monetarie e sull’evoluzione delle tensioni commerciali globali. L’incertezza rimane alta, con il rischio di nuove turbolenze sui mercati se non arriveranno segnali rassicuranti dalle autorità economiche e finanziarie.

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