Le professioni legali, come quelle di avvocati e giuristi, sono tra le meno esposte al rischio di sostituzione da parte dell'intelligenza artificiale. Lo conferma uno studio della Banca d'Italia, intitolato "An assessment of occupational exposure to artificial intelligence in Italy", che analizza l'impatto dell'IA su diverse occupazioni. Secondo la ricerca, il lavoro legale è caratterizzato da compiti complessi e altamente dipendenti dal giudizio umano, elementi che limitano la sostituibilità di queste attività con la tecnologia. Tuttavia, l'intelligenza artificiale, invece di rappresentare una minaccia, può costituire uno strumento complementare per i professionisti del settore. La sua applicazione è particolarmente utile per attività come l'analisi documentale o la ricerca giurisprudenziale, migliorando l'efficienza senza sostituire l'intervento umano. Lo studio della Banca d’Italia sottolinea come l’IA abbia un impatto diverso rispetto alle precedenti tecnologie di automazione, come i robot. Mentre queste ultime hanno colpito principalmente i lavoratori manuali e poco qualificati, l’IA coinvolge maggiormente professioni ad alta qualificazione, che richiedono capacità cognitive avanzate. Tuttavia, l’introduzione dell’IA in questi ambiti spesso si traduce in una complementarità piuttosto che in una sostituzione diretta. Per i professionisti legali, l’intelligenza artificiale rappresenta più un’opportunità che una minaccia. Grazie al supporto tecnologico, sarà possibile gestire volumi maggiori di dati e migliorare l’efficienza dei processi, senza perdere il ruolo cruciale del giudizio umano. La rivoluzione tecnologica, quindi, non cancella la centralità delle competenze umane, ma ne amplifica il valore in un contesto sempre più complesso e interconnesso
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