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Banche europee in Russia: l'uscita tra sanzioni e ostacoli burocratici

Martina Migliorati



Le banche europee che operano in Russia stanno affrontando un percorso tortuoso per abbandonare il mercato locale, tra pressioni normative, rischi operativi e l’incertezza sulle sanzioni. Secondo un recente rapporto di Morningstar DBRS, il processo di disimpegno è lungo e complesso, con molte istituzioni finanziarie bloccate nella cessione delle proprie attività.

Uno dei maggiori ostacoli è rappresentato dalle autorità russe, che avrebbero imposto multe e minacce di sanzioni alle banche che tentano un’uscita considerata “disordinata”. La possibilità di un’uscita affrettata, che potrebbe favorire la confisca dei beni da parte del governo russo, ha portato a una gestione cauta delle operazioni di vendita.

I recenti colloqui di pace tra Stati Uniti e Russia in Arabia Saudita potrebbero rappresentare un punto di svolta nelle relazioni internazionali e influenzare le sanzioni in corso. Tuttavia, anche in caso di una loro revoca, le banche europee difficilmente torneranno in Russia nel breve periodo. Il motivo principale è la perdita di fiducia degli investitori, che richiederebbe anni per essere ricostruita.

Nel frattempo, diversi istituti di credito stanno pianificando la loro uscita con tempistiche e modalità differenti:

ING ha annunciato la vendita della sua sussidiaria russa a un investitore con sede a Mosca, con una perdita stimata di 700 milioni di euro e un impatto negativo di 5 punti base sul proprio CET ratio. L’operazione dovrebbe concludersi entro il terzo trimestre del 2025, previa approvazione normativa.

Intesa Sanpaolo ha avviato il processo di uscita già nel 2023, ma il completamento dell’operazione è ancora in sospeso a causa delle complicate procedure burocratiche russe.

UniCredit, invece, ha dovuto ritirare la sua causa contro Gazprom nel Regno Unito, dopo che un tribunale russo l’ha minacciata con una multa di 250 milioni di euro. L’istituto, guidato da Andrea Orcel, sta cercando un acquirente, ma ha dichiarato che non venderà la sua filiale russa senza un prezzo favorevole. Se la guerra terminasse, UniCredit potrebbe accelerare il processo di uscita in attesa di offerte più vantaggiose.

Secondo Morningstar DBRS, nel breve-medio termine, l’uscita dalla Russia rimane la priorità per le banche europee, che potrebbero persino accelerare il disimpegno in condizioni più favorevoli. Tuttavia, la situazione geopolitica e le decisioni normative saranno determinanti nel delineare le prospettive future.

Mentre le sanzioni continuano a rendere difficoltoso il ritiro, il settore bancario europeo si trova di fronte a una scelta strategica cruciale: affrontare le perdite pur di liberarsi delle attività russe o attendere condizioni più vantaggiose, con il rischio di restare esposti a un contesto altamente instabile.

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